Questo è il mio terzo articolo dedicato al colloquio di lavoro. Il colloquio di lavoro rappresenta la nostra più grande opportunità per entrare in una azienda ed in una realtà che ci attira.
Esistono delle regole di base per assicurarsi di fare bella figura al colloquio e per aumentare al massimo le chances di essere assunti. Ne ho parlato in dettaglio nei miei video:
Sarebbe una ingiusta semplificazione dire che tutti i colloqui sono uguali, anzi, se ne possono definire vari tipi. Per chiarezza li discuto qui sotto dividendoli per ‘categorie’.
In base al momento/stadio in cui avviene il colloquio di lavoro:
Primo colloquio
È il primo incontro col selezionatore/i (personale HR, CEO, capo reparto, etc.). Bisogna presentarsi nel modo corretto, come ho descritto nei miei articoli precedenti. È importante sapere se è già previsto che possa esserci un secondo colloquio, e poi un colloquio finale. Insomma dobbiamo chiedere chiarimenti per capire come il processo di selezione ed assunzione funziona in quella azienda.
È molto diverso psicologicamente presentarsi ad un primo colloquio, che può anche essere l’unico (esito: assunzione o meno), oppure sapere che si tratta solo del primo passo. Inoltre, è importante carpire (dalle informazioni che ci danno) che tipo di primo colloquio è: conoscitivo, di gruppo, tecnico, etc.
I miei precedenti articoli sul colloquio di lavoro
Secondo colloquio
Abbiamo superato positivamente il primo colloquio. Dobbiamo aspettarci domande specifiche (tecniche) ed approfondite. Chi ci parla cercherà di fare un test delle nostre conoscenze, esperienze e capacità. Di solito si incontrano persone diverse dal primo colloquio (manager, responsabile settore) ma a volte ritorna anche una persona dal primo colloquio. Anche in questo caso è importante sapere se è il colloquio definitivo o se è previsto un colloquio finale.
Colloquio finale
Siamo stati informati che questo è l’ultimo stadio del processo di valutazione dei candidati. A seguito del colloquio finale riceveremo l’offerta di lavoro (o meno). Al colloquio partecipa quasi sempre il CEO e qualcuno dal reparto risorse umane (HR).
Non dare per scontato di esservi già assicurati l’offerta di lavoro. Il colloquio finale non è una formalità. In questa fase, discuteremo di temi come la retribuzione, i benefici e altri dettagli del lavoro. Dobbiamo essere preparati ad entrare nei dettagli dei nostri lavori precedenti, anche dettagli amministrativi (salario, orari, trasferte, periodi lavoro all’estero, etc.).
Se il nostro salario era superiore a quello che possono offrirci, i selezionatori potrebbero chiedere se questo è un problema. La migliore risposta è spiegare come le motivazioni che ci portano a scegliere questa azienda superano il discorso economico – senza sottovalutare il valore del nostro lavoro e delle nostre competenze.
In base allo ‘scopo’ del colloquio
Colloquio conoscitivo
Colloquio tipico come spesso lo si immagina, di persona, con un solo interlocutore, che ci fa ripercorrere le nostre esperienze (si, anche se sono già scritte nel CV). Il nostro interlocutore cerca di capire che persona siamo.
Potrebbe chiedere le classiche domande ‘mi dica un po’ di lei?’ – ‘quali sono i suoi punti di forza?’ – ‘come/dove si vede tra 3/5 anni?’ – ‘cosa la ha attratta alla nostra azienda?’.
Colloquio motivazionale
È a tutti gli effetti un test per verificare che il candidato sia guidato dalla giusta motivazione a svolgere il lavoro. Il vero scopo di questo tipo di colloquio è capire che benefici porterà il candidato all’azienda.
Dobbiamo conoscere molto bene i valori chiave dell’azienda. Tenete a mente che il selezionatore si chiederà: questa persona apprezza il lavoro dell’azienda? condivide i valori (codice etico)? crede nella mission aziendale?
Per rispondere bene dobbiamo avere ben chiari quali sono i nostri obiettivi di carriera e come li otterremmo in quella azienda. Insomma, come potremmo soddisfare i bisogni dell’azienda.
Il colloquio motivazionale è difficile da preparare, ed è molto utile fare una prova di colloquio motivazionale
A proposito, lasciate che vi faccia una domanda. Avete un codice etico personale? Se non lo avete scritto vi consiglio di pensarci e di lavorarci sopra.
Colloquio attitudinale
Il selezionatore cerca di valutare un po’ più nel dettaglio ‘come siamo sul posto di lavoro’ (attitudine).
La domanda tipo è: come ti sei comportato in determinate situazioni (spesso critiche) in passato (sul lavoro)? Fate attenzione perché rispondere ‘non mi è mai capitato’ non è una buona risposta. Riflettete bene, pensate a situazioni simili del passato e pesate bene le parole.
Vi faccio un esempio. Dire ‘in un diverbio con un collega ho scelto di andare via’ è diverso dal dire ‘durante una discussione con un collega ho capito che le nostre posizioni erano troppo distanti e per non esacerbare la situazione ho preferito accomiatarmi’.
La seconda frase indica che, prima di tutto, avete fatto una riflessione in un momento critico. Ancora meglio è spiegare che, alla fine, la vostra scelta ha portato un beneficio al reparto/azienda, magari evitando un litigio di fronte a tutti.
Colloquio tecnico
La situazione è la seguente: l’azienda cerca figure specializzate, per questo imposta i colloqui di lavoro come colloqui tecnici. Vogliono verificare le competenze specifiche dei candidati, che diventano critiche e determinanti.
Per questo tipo di colloquio conta fare valere le nostre capacità (hard skills – vedi articolo) senza usare un gergo eccessivamente tecnico e senza ‘pavoneggiarsi’ (eccedere nel descriversi come bravissimi ed eclettici).
Attenzione le ‘skills’ saranno verificate: richiesta certificati, esercizi pratici, risoluzioni di problemi. Il colloquio tecnico può risultare anche molto lungo (più di un’ora).
Conclusione
Nella seconda parte di questo articolo discuteremo i colloqui suddivisi in base alla modalità di somministrazione (dove, come, tipo domande).
Se pensate di aver bisogno di un aiuto, contattatemi o lasciate un commento qui sotto.
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